Giuseppe Pulina


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Domenico Falcucci

Falcucci a Laerru


Falcucci giunse a Laerru verso la fine del 1901. Se oggi le sue spoglie riposano nel piccolo cimitero del comune anglonese, ciò è dovuto ad una circostanza del tutto casuale.

Capitò, infatti, a Laerru, perché vi giunse in compagnia della nipote Anna, sua prima biografa e donna di lettere. La nipote non si limitava ad assistere lo zio diventato cieco da qualche anno; in un certo senso, si prese cura della sua principale ere­dità letteraria, il Vocabolario della lingua corsa alla cui pubblicazione, avvenuta nel 1915, si deve grande parte della sua postuma notorietà.

Quando Falcucci giunse a Laerru, la cecità ormai totale e il suo stile di vita estremamente "schivo" (per usare alcune parole di Pier Enea Guarnerio) gli impe­dirono di prendere piena consapevolezza della vita del paese, della sua gente e del luogo nel quale si sarebbero poi consumati gli ultimi suoi giorni. Si sa con certezza che a Laerru Falcucci ricevette rare visi­te e che sua consuetudine fu quella di recarsi fre­quentemente in chiesa.

Uomo alieno, per la sobrietà anche estrema del suo carattere, a qualsiasi forma di mondanità, Falcucci - è da credere - avrebbe però trovato nello stile di vita dei suoi nuovi concittadini più di un'affinità.

Una sorta di affetto sotterraneo lega oggi i laerresi al nome di Falcucci, personaggio che ha sempre destato la curiosità e l'interesse dei laerresi. Curiosità e interesse che potranno essere soddisfatti grazie alle giornate falcucciane, propiziate dal centenario della morte, avvenuta il io settembre 1902.


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