LA  MARGHERITA DI TEMPIO PAUSANIA 

Circolo Aldo Moro

Via G. Asproni 12

 

Intervento del Consigliere Comunale dott. Antonio Addis

del 20.03.2003

 

 

Ogni carnevale, ha il suo mistero. Anche quello di Tempio. Mistero che si annida sotto la maschera, ad invertire per qualche giorno la logica della vita. Mistero di antiche tradizioni riesumate per venderne la sacralità pagana ad uso e consumo dei tempiesi ma anche, e soprattutto, del turista, dello studioso, del nostalgico. Mistero di inquietudine giovanile sedata con la spensieratezza. 

 

Niente di tutto questo, a Tempio, durante l’ultima “sei giorni” di vento, freddo e di mancate frittelle calde, di continuo chiasso e pioggia, silenziosa, di coriandoli . Un carnevale senza mistero, soprattutto per quanto riguarda la ricerca gioiosa del divertimento, dell’allegria, dello scherzo divertente, della fuga dai problemi.

 

Ricordo gli anni della mia giovinezza la cui memoria si mischia e si lega intensamente a tanti episodi ed a tante storie del carnevale. E ciò vale, ne sono certo, per tutti i tempiesi, giovani e meno giovani. Ecco queste storie e questi ricordi, che sono di tutti e costituiscono una memoria collettiva, non possono essere sacrificati sul piano di un malinteso rinnovamento che distrugge la memoria e la storia di una Città per ignoranza o peggio per protagonismo.

 

E il carnevale aveva le sue regole. Nessuno sapeva chi c’era sotto il domino, a parte quelli che dovevano saperlo e, per una regola antica quanto il Carnevale stesso, non potevano rivelarlo a nessuno. 

 

Ma ciò non vuol dire che chi sceglie di seguire l’esempio di Giorgio, il re del carnevale, non lo possa fare, obbedendo al proprio istinto e infrangendo ogni regola.

 

Solo che questo non piacerebbe a nessuno: è per questo che, trasgressivo quanto si voglia, il carnevale di Tempio non si pone mai contro le norme del vivere civile e del rispetto che a tutti è dovuto.

 

Per queste ragioni appaiono ancor più incomprensibili gli interventi censori che, da qualche anno, l’Amministrazione Comunale opera sul testamento di Giorgio. E’ la testimonianza più evidente della lontananza tra governanti e governati,la paura del giudizio della gente. Quando si pensa e si opera per sottrarre, a beneficio di pochi, ciò che appartiene alla  Città, non solo si sbaglia ma ci si espone a forme di contestazione nuove e prima sconosciute.

 

Nato a metà dell’ottocento, il carnevale tempiese viene dalla cosiddetta  “civiltà dello stazzo”, una specie di cultura rustica che fu presa in considerazione solo quando iniziò ad integrarsi con la vita cittadina di Tempio. Questa integrazione fu lenta e travagliata per l’opposizione dei campagnoli alla demagogia dei signorotti tempiesi. Opposizione che veniva punita simbolicamente dai “signori” alla fine del carnevale bruciando Ghiolgliu , il re fantoccio simbolo del potere fraudolento e dissoluto.

 

A quel tempo Ghiolgliu di Carrasciali era scapolo e magro quanto può esserlo un arboscello di pino vestito di sacco.

 

Finiva al rogo in Piazza Gallura dopo una breve sfilata composta da due gruppi di persone. Il primo, a cavallo, seguiva il carro a buoi che portava Giorgio: le donne vestite di un bianco lenzuolo con il pizzo fermato sui capelli a mò di cresta, da spilloni d’argento, gli uomini in calzoni rigonfi e gabbano d’orbace, sempre a viso scoperto. Precedevano il primo gruppo uomini e donne a piedi, vestiti da cavalieri e dame: visi impenetrabili e braccia ben tese, offrivano caramelle e dolci fatti in casa.

 

Nel secondo gruppo, coppie con il vestito delle feste di campagna , porgevano con sussiego candidi orinali di smalto con moscato e miciuratu.

 

Il percorso era breve e interessava solo le vie del centro. Si sfilava per quattro giorni: giovedì grasso, la domenica successiva, lunedì e martedì. La sera del martedì le ombre del crepuscolo prendevano fuoco in piazza assieme al povero re senza trono e tutto finiva, come oggi, nelle sale da ballo. Anche allora i focosi tempiesi aspettavano con ansia quel momento. Erano, si dice, notti di fuoco.

 

 Con l’andare degli anni Giorgio si irrobustì, ingrassò, divenne obeso. Ma più la dimensione del suo corpo si estendeva, più diventavano indispensabili contatti femminili sempre più vasti. Fù cosi che negli anni sessanta re Giorgio sposò Mannena.

 

E  proprio negli anni sessanta, con il mitico Garaoni, il Carnevale di Tempio superò i limiti di festa di paese per assurgere      a fama provinciale prima e regionale poi.

 

Ed il programma di carnevale si arricchì di nuove e diverse manifestazioni che ne esaltavano sempre di più la sua specificità e la sua unicità nell’ambito dei carnevali sardi.

 

Ricordiamo il concorso bandistico per l’allegria, la vivacità ed il colore che riusciva a dare la domenica mattina ed alle sfilate successive. Abbiamo visto quest’anno un’unica banda musicale, quella di Elmas, un po’ scalcagnata,  che ha suscitato in tanti sentimenti di  simpatia, doverosa verso i deboli, ma anche rammarico per ciò che ci veniva sottratto.

 

Ricordiamo ancora la manifestazione eno-gastromica con la partecipazione di grandi cuochi ed il risalto anche nella stampa nazionale, ricordiamo il Premio letterario Città di Tempio, ed ancora il premio di fotografia istituito in memoria di Miguel. Ma soprattutto voglio ricordare i rapporti intensi e proficui con le scuole. Occasione per legare i giovani e le giovani, non solo tempiesi, al carnevale come parte non secondaria della nostra storia e delle nostre tradizioni.

 

Quest’anno nulla di tutto ciò. Si è parlato di grande evento, ma il grande evento è spesso l’anticamera del disastro.

 

Ma il carnevale di Tempio era ed è famoso anche per i gruppi ospiti. Chi non ricorda ancora, dopo tanti anni, le majorettes di Gussago, gli arcieri di San Marino, gli sbandieratori di Arezzo e le diecine e diecine di gruppi che anno dopo anno hanno fatto unico e grande il nostro carnevale e che sono rimasti nella memoria e nel cuore dei tempiesi?.

 

Quest’anno è stato il Carnevale delle maschere etniche della Sardegna. Una sfilata uguale a quella di decine di altri carnevali. Ai gruppi partecipanti credo debba andare tutto l’apprezzamento e la simpatia di questo Consiglio Comunale. Ma alcuni degli stessi partecipanti, forse i più attenti ed avveduti, hanno riconosciuto di essere capitati nel luogo e nel momento sbagliato. Mancavano peraltro quei gruppi, come i mamuthones e gli issohadores, che più di altri sono capaci di attirare l’attenzione e di coinvolgere gli spettatori nella manifestazione.

 

Intanto la fama del nostro carnevale aveva attirato l’attenzione della stampa, anche nazionale, e delle televisioni. Fino a meritare di essere trasmesso in diretta, sempre a titolo gratuito, per ben due giorni: la domenica ed il martedì.Oltre alle differite in diversi periodi dell’anno. Per ragioni misteriose si dice che quest’anno la trasmissione televisiva sia avvenuta a pagamento, anzi pagata lautamente. La nostra festa è stata  trasmessa in differita la domenica, in concomitanza con 90° minuto e  gli ascolti che è facile immaginare. Il martedì è stata ancora una volta trasmessa in differita la sfilata della domenica. La carta stampata ci ha semplicemente ignorato. Anzi se ne è occupata per evidenziare polemiche e malumori.

 

Eppure quest’anno vi erano, rese disponibili dalla Regione e dal Comune, risorge ingentissime, quali mai si erano viste e tali consentire la realizzazione di un carnevale unico e indimenticabile.

 

Il risultato, i giudizi, il malessere, le contestazioni sono sotto gli occhi di tutti.

 

E se le trasmissioni televisive degli anni passati venivano commentati da esperti, che ne spiegavano la storia  e valorizzavano il contenuto ed il significato del carnevale quest’anno gli esperti sono stati sostituiti da amministratori   in un inutile tentativo di giustificare scelte impopolari e sbagliate. Con il risultato di far aumentare il malcontento.

 

Abbiamo già chiesto all’Amministrazione un resoconto puntuale di tutte le spese. E siamo certi che ciò sarà fatto tempestivamente, anzi già oggi, e confidiamo, anzi ne siamo certi, che ogni spesa sia stata fatta con l’attenzione e l’oculatezza del buon padre di famiglia. Per questo non diamo credito ad alcune anticipazioni che sono apparse sulla stampa e che non hanno, evidentemente, alcun rapporto con la realtà.

 

Ma veniamo alle  manifestazioni collaterali.

 

La mostra dell’artigianato e dei prodotti tipici  si è aperta all’insegna delle polemiche perché gli amministratori si sono dimenticati di partecipare alla cerimonia di inaugurazione.

 

“Lu palu di la frijiola” e la sfilata dei cavalieri costata, si dice, 25.000 euro, è stato seguito da pochi appassinati, la maratonina di carnevale è costata 5.000 euro, la manifestazione Tempio Etnica, è costata 16.000 euro,  il servizio di navetta da Bassacutena è rimasto pressoché inutilizzato. I cittadini di Bassacutena avevano organizzato il loro carnevale e  avrebbero meritato maggiore attenzione ed anche un sostegno economico.

Per il quadrangolare della solidarietà, partite di calcio a scopo benefico, sono stati stanziati  6.350 euro di cui 2820  a favore della event group. Vi ha partecipato una diecina di spettatori.

 

Non sappiamo nulla della pubblicizzata partecipazione alla trasmissione Uno mattina del 2 marzo. Si è fatta oppure no?.

 

Non è stato un bel carnevale, forse il meno bello degli ultimi trent’anni.

 

E’ stata, ancora una volta, per Tempio,  una occasione persa.

 

Si è voluto, per ragioni sconosciute e misteriose, e che pure dovrebbero essere chiarite in questo Consiglio Comunale,escludere i carrascialai, disperdendo un patrimonio non solo  di esperienze e conoscenze  che costituiscono la vera forza e ricchezza del carnevale, ma anche trascurare un patrimonio di passioni  e di amore per la Città.

 

Anche la Pro-Loco, inspiegabilmente, è stata rinchiusa in un ambito limitato e modesto. Semplici esecutori di ordini. Un patrimonio di esperienze, di sensibilità e di conoscenze messo da parte.

 

Ci si è voluti affidare ad una società esterna il cui  lavoro non vogliamo commentare. Intanto perché nessuno riesce a capire che cosa abbiano fatto, e poi si tratterebbe, come si dice, di sparare sulla croce rossa. Troppo facile.

 

A questa società dovranno essere  corrisposti compensi in misura forse superiore a quanto, fino a qualche anno fa, si spendeva per organizzare l’intero carnevale.

 

Noi chiediamo una pausa di riflessione, un ripensamento, che parta dall’azzeramento delle improvvide decisioni che si dice siano state prese affidando a forestieri, ancora per altri due anni, l’organizzazione del nostro carnevale. Sbagliare è possibile ma vi chiediamo di non perseverare nell’errore.  Dobbiamo spendere in modo più adeguato le tasse pagate dai tempiesi.

 

Chiediamo che venga ricostituita l’associazione dei carrascialai e, anzi, che si faccia una fondazione che organizzi e gestisca il carnevale. In questa Città vi sono le persone, le intelligenze e le esperienze idonee senza ricorrere ad estranei tanto impreparati quanto costosi.

 

Vogliamo che il nostro carnevale ritorni ad essere quella festa pervasa di allegria e frenesia facile da cogliere anche da chi viene da fuori ed è lontano da questa nostra saga del piacere. In questa allegria e frenesia affonda ogni preoccupazione per la penuria dei tempi, per l’incerto domani: più che un placebo, una vera medicina, un vaccino contro il morbo dell’infelicità.

 

Vogliamo che ritornino i carrascialai, come ha diritto di chiamarsi qualsiasi organizzatore del Carnevale, vogliamo che ritornino a sparare sulla folla quintali di coriandoli e caramelle, decantando l’originalità dei loro carri e la rassomiglianza delle figure allegoriche ai politici in carne ed ossa presi di mira. I carrascialai sanno benissimo che ogni politico, al quale se ne possono dire di tutti i colori, non se l’avrà a male: anzi sarà felice di essere celebrato anche se in modo un po’ particolare. Questo è il carnevale di Tempio: allegro, intelligente e civile che non ha bisogno di controlli e di censure.

 

Alla sera di ognuno dei giorni di festa si possono fare strani bilanci: sarà successo di tutto, tranne fatti di sangue, come si conviene ad una delle più importanti feste della città, offerta ai tempiesi ed ai forestieri all’insegna dell’amicizia e dell’allegria.

 

Ma il martedì e lì, con il suo botto conclusivo sempre più vicino.

 

Prima si trattava di un semplice rogo in piazza, proporzionato alle malefatte del rustico monarca, ora che le sue iniquità si sono moltiplicate a dismisura è una esplosione di fuoco come l’eruzione di un vulcano.

 

Solo quando le ultime fiamme raggiungono il volto beffardo del re condannato, il suo sorriso altezzoso si spegne di colpo diventando cenere.

 

La folla si dirada. Ogni vecchia colpa è finita lì in quella cenere calda dalla quale, immortale araba fenice, il carnevale, il nostro carnevale, il carnevale di Tempio rinascerà un’altra volta e un’altra ancora. E così per sempre perché senza colpe non ci può essere festa.

 

Questo il carnevale di Tempio. Almeno fino all’anno scorso.

 

Quest’anno non riusciamo  a capire  che cosa sia successo. Vi erano condizioni favorevoli come mai prima per un carnevale bello e importante. Ci è stata invece sottratta l’allegria. La Città si è sentita lontana dai suoi rappresentanti. Quelli che dovevano essere giorni di festa e di spensieratezza si sono trasformati in giorni di mugugni, malumori e contestazione.

 

Questa Amministrazione che aveva ricevuto la legittimazione a governare pur rappresentando solamente la minoranza della Città avendo avuto circa  il 46% dei voti contro il 54% delle minoranze oggi non rappresenta più la Città: Si è consumato uno strappo insanabile.

 

Voglio dire a questo Consiglio Comunale  che io sono naturalmente  portato a comprendere le ragioni degli altri, ed in particolare a comprendere le ragioni di chi è chiamato a governare una Città, e so che talvolta è facile condannare anche senza avere accertato tutto quello che c’è da accertare.

 

Ma questo è il tempo in cui non è più possibile privilegiare le ragioni del potere.

 

Vogliamo dire a questa Amministrazione ed a questa maggioranza: se vi voltate indietro vi accorgerete che avete perso molti seguaci,  chi vi ha votato non condivide più il vostro operato; se guardate davanti a voi potrete vedere che non avete più interlocutori credibili ma  una città scossa, delusa e amareggiata. Traetene le conclusioni.