Gemellae N. 38

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  Figli di Iubal
Figli di Iubal
…la musica, Sassari, la cultura

di Gaya Ducceschi

Viaggiando tra i vizi e le virtù di una città come Sassari, di una realtà spinosa per i gruppi emergenti come la nostra Isola, i FIGLI DI IUBAL, gruppo sassarese completamente acustico nato circa due anni fa, ci offrono una poesia di undici brani nel loro primo cd: "FIGLI DI IUBAL - 2004", interamente auto-prodotto e diffuso in Italia dalla Sony music. Quasi tutti i testi e le musiche sono di Carlo Doneddu (voce, chitarra), che è anche il fondatore del gruppo stesso, avendo contribuito a mettere insieme gli altri sette componenti: Federica Pinna (flauto), Giancarlo Murranca (percussioni), Giovanni Becciu (pianoforte), Luca Lanza (sax), Michele Garofalo (corno, flicorno), Paolo Laconi (contrabbasso), Peppino Anfossi (violino). Infatti nel 2002 Carlo vincerà come cantautore il secondo premio al "Faber", dedicato a Fabrizio De Andrè, con la formazione che avrebbe presto preso il nome di FIGLI DI IUBAL, ovvero sotto l'ala protettrice di Iubal, che nella Bibbia è il protettore dei suonatori di cetra e di flauto.
Questo primo cd è un insieme di sonorità variegate di matrice perlopiù est-europea, tuttavia lo stesso Carlo tende a precisare che il loro è un atteggiamento tendente alla mescolanza di più suggestioni, che si rifanno sia alla musica dell'Europa dell'Est come alla musica Yiddish, fermo restando che si possono ritrovare dei riferimenti sia agli chansonniers che alla musica latino americana.
"Ciò che più mi infastidisce è la comune tendenza al voler per forza ritrovare in un'opera le suggestioni provenienti da prototipi già collaudati. Per esempio, il brano "Giovedì notte" è stato visto come un rifacimento a Bregovic, mentre in realtà è stato scritto molto prima che Bregovic si imponesse nel pubblico di massa, tanto più che non l'avevo mai ascoltato prima!".
Dunque, nonostante le suggestioni di cui un autore si nutra provengano ovviamente dall'esterno, Carlo tende a sottolineare come attraverso la rielaborazione personale e del gruppo abbia preso forma un lavoro multifaccia che dalla stessa stampa nazionale è stato salutato come "una festa
vorticosa di ritmi accelerati, parole convulsamente poetiche, brandelli balcanici, lacerti di tango, polpa melodica mediterranea" ("Alias", inserto culturale de "Il Manifesto").
Č interessante sapere come i brani prendano vita in un gioco di complementarità e rimandi, dove l'obiettivo è quello di rendere un'uniformità in cui la musica non solo accompagna un testo ma lo influenza e l'uno si incorpora e scorpora nell'altra.
Tra gli undici brani ve ne sono alcuni che si rifanno alla vita vissuta nella realtà di Sassari e dintorni, è il caso de "Il Porto dei Balocchi" che racconta in modo irridente della transumanza estiva dei Sassaresi ad Alghero; oppure di "Vecchi in Zilleri", baretti caratteristici dove nel resoconto malinconico di vite già in gran parte vissute "La sete, la noia/Non fanno più paura/Rimane il ricordo dei tempi passati/Delle loro avventure/Delle loro virtù/Nel festino della gioventù".
Il brano d'apertura "Canzone per Evaluna", ispirato al libro della Allende, è forse uno dei più suggestivi, un frammisto di immagini surreali e corpose, aeree e al contempo calde e dense. In realtà l'effetto di contrapposizione e stridore caratterizza le forme che prendono vita dai versi dei testi di Carlo, dove talvolta la stessa musica fa da contrappunto.
Il bello dei FIGLI DI IUBAL oltre che ascoltarli è vederli esibirsi, appaiono come il quadro a soqquadro dietro la musica turbinante che misteriosamente col loro fare scanzonato regalano. Il loro è uno spettacolo baccanale, tant'è che nei testi non manca un'evocazione rigorosa e ripetuta del vino.
Attualmente i FIGLI DI IUBAL fanno concerti in Sardegna, di rado nei locali, salvo riescano a trovare un luogo ed un pubblico adatto; per l'estate hanno in progetto di esibirsi a Bergamo e a Mantova in occasione di un festival dedicato a gruppi emergenti.
Per quanto riguarda l'idea di un altro cd per il futuro il progetto sarebbe già in testa, tuttavia una punta di amarezza emerge dai discorsi di Carlo a proposito della situazione discografica generale, basta pensare al fatto che il cd dei FIGLI DI IUBAL è interamente auto-prodotto e che la Sony che si occupa solo della distribuzione lascia al gruppo una minima percentuale di guadagno su ogni copia.
Malgrado tutto in Sardegna continuano a fiorire musicisti e gruppi anche di buona qualità e questo fenomeno appare in parte contraddittorio. "Chi fa musica in Sardegna non lo fa di certo per la fama, probabilmente per passione vera e anche per sfuggire ad un contesto dagli stimoli limitati. Questa è la ragione per cui spesso la musica prodotta nell'Isola è musica di qualità". Così sostiene Carlo mettendo implicitamente in luce croce e delizia dell'insularità, che anche se ci relega ai margini del mercato culturale a volte si pone come un valore aggiunto, per cui il prodotto artistico è veramente tale e inizialmente slegato da una preminente logica di guadagni o altari di gloria. Č comunque impensabile non riconoscere il valore economico di quella cultura non istituzionale e non affiliata al potere dominante, così come invece accade, ad esempio, nel Comune di Sassari e non solo. La mancanza di spazi liberi di auto-promozione, di spazi culturali nella città che creino flussi di compartecipazione anche con la realtà degli Erasmus, ormai sempre più numerosi a Sassari, è uno degli aspetti che Carlo Doneddu denuncia, tanto più, sostiene, che i fondi per la cultura sono spesso destinati a quelle frange che si dimostreranno poi portatrici di voti…
Dunque marginalità dell'Isola ma anche mancanza di libertà culturale in quanto è inesistente un'equa distribuzione delle risorse, ciononostante un aspetto da salvare permane. L'alto numero di gruppi presenti nella città non ha creato una prevedibile conseguenza di invidia e concorrenza, ecco quindi che i FIGLI DI IUBAL si ritrovano a collaborare con altri gruppi come i NASO DOBLE, l'ORCHESTRA BARTALI e i CALIC, sia "scambiando" musicisti che con la promozione reciproca di propri brani. "Insieme, in una logica di collaborazione, cerchiamo di creare un sodalizio, una sorta di consorzio. Un aspetto non da dare per scontato visto che operiamo più o meno tutti nella stessa realtà", sottolinea Carlo.
Si spera che la presa di coscienza di questa situazione riesca ad animare le istituzioni e le porti a conseguire politiche culturali che tengano realmente in considerazione la cultura e chi continua malgrado tutto a farla. Nel frattempo l'auspicio è che un primo segnale arrivi dal pubblico nella sua scelta di promuovere prodotti di qualità che spesso non godono della giusta visibilità. www.figlidiiubal.it
 Associazione Culturale Gemellae

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